martedì 23 dicembre 2014

Quaresma di Fabio Ghezzi, recensione su Mangialibri.com

Rassegna stampa da “Mangialibri.com”; articolo sull’antologia edita da Perrone“Da Andrade a Zagorakis”, contenente il racconto “Una magia chiamata Trivela” del romanziere Fabio Ghezzi, dedicata al giocatore lusitano ed ex interista Ricardo "mustang" Quaresma.
 
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L’Italia è stata, fino qualche anno fa, meta ambita di calciatori di tutto il mondo. I campi nostrani sono stati teatro di fenomeni come Van Basten, Ronaldo, Platini, Maradona, Falcao, Gullit e molti altri che hanno scritto la storia del calcio mondiale. Molti altri, però, sono passati senza lasciare alcun segno e nessuno li ricorda, vuoi perché non sono riusciti ad esprimere il loro potenziale, poco adatto al calcio italiano, vuoi perché sopravvalutati da presidenti troppo zelanti. C’è poi chi, come Bergkamp, Henry, Evra, lontano dall’Italia è stato o diventato un fenomeno, vincendo tutto ciò che c’era da vincere. Ma la maggior parte era costituita da veri e propri bidoni: Andrade, Ba, Bogarde, Fabio Junior, Capocchiano, Portaluppi, Pančev, Hugo Maradona, Quaresma, Sforza, Abel Xavier, Zagorakis. Veri e propri scempi del calcio…
Da Andrade a Zagorakis è un’antologia di racconti curata da Alessio Dimartino, il cui filo conduttore sta nella delusione che ogni tifoso di calcio almeno una volta ha provato nella sua vita: vedere in campo una promessa che si trasforma in delusione. Scorrono in queste pagine aneddoti gustosi sulla miriade di calciatori che tutto sapevano fare tranne che il loro mestiere. Alcolisti, puttanieri, fanatici religiosi, fenomeni che, a contatto con l’aria del Belpaese, si trasformano in veri e proprio brocchi: bidoni e meteore, come recita l’esplicativo sottotitolo della raccolta, che gli autori hanno raccontato in base alle loro esperienze e alle loro sensazioni, dando vita ˗ alcuni ˗ a racconti dotati di un alto tasso di letterarietà. E se, come Alessio Dimartino ricorda, Pasolini divideva i calciatori in due categorie: prosatori e poeti, questa raccolta dimostra  come alcuni calciatori siano scesi in campo senza neanche imparare a leggere e scrivere. Ma il calcio resta comunque un gioco e come tale deve divertire e strappare sorrisi, proprio come la lettura di Da Andrade a Zagorakis, nelle cui pagine si cela un secondo fil rouge: la passione per uno sport che nelle sue contraddizioni riesce ancora a far battere il cuore di tanta gente.

Autore: Lorenzo Strisciullo
Fonte e copy:  Mangialibri.com (consultato il 23 dicembre 2014)
Screenshots: FlickrMirror

domenica 21 dicembre 2014

Il numero magico? Il dieci. Recensione sul SOLE 24 ORE de 'da Antognoni a Zico'' con Lothar di Fabio Ghezzi



Breve recensione del libro "Da Antognoni a Zico", contenente il racconto "Lothar" dello scrittore Fabio Ghezzi.

Il 10 non è un numero, è tanti aggettivi: geniale, artistico, solista, magico, funambolico, sognatore. Soprattutto se si parla di calcio e calciatori. Per questo la casa editrice Giulio Perrone ha pubblicato Da Antognoni a Zico: i più grandi numero 10 della storia del calcio.
A raccontare atleti entrati nella storia e nell'immaginario ha chiamato una quarantina di giovani scrittori (e già questo, nell'editoria italiana, è un atto di coraggio) e ha raccolto, con la cura di Alessio Dimartino, sogni di parole. Ci sono numeri 10 sulla maglia, nell'anima, nella storia e quelli che, non si sa perché, sulla maglia hanno avuto il 7. Una galleria di personaggi e attimi: i racconti sono quasi filmati, come quello su Platini, Roi Michel che ha fatto vincere tutto alla Juve, pure il campionato dell'irriverenza e della non banalità. Un filmato di 51 secondi. La partita è Juventus-Argentinos Juniors del 1985, finale della Coppa Intercontinentale. Al 70' sull'1-1, Platini stoppa e, senza far toccare terra al pallone, fa partire un sinistro al volo. Un capolavoro, ma in fuorigioco. I compagni con le mani nei capelli, lui, le Roi, svenevole al suolo, sembra una Paolina Borghese, e sorride. Di campioni così il calcio ne ha tanti: Messi, Baggio, Best, Cantona, Pelè, Maradona, Giggs, Romario, Zico, ma anche Di Stefano, Eusebio, Sívori.
Il libro è una galleria d'arte, di artisti e di illusioni. Come quelle di Messi che, pallone al piede, vince le leggi della fisica e della gravità, come quelle di Roby Baggio, che con la sfera dipinge sui prati verdi magiche luccicanze. È una raccolta di foto immortali, di figurine senza tempo, un buon libro per storie più o meno lontane.
Come capita nel racconto su Sandro Mazzola, un film lungo una carriera dal primo gol in nerazzurro a Torino, sotto la curva Maratona dove segnò anche papà Valentino, scomparso a Superga, fino alla finale Brasile-Italia di Messico70, sempre nel nome del padre. Come nelle righe su Eusebio, la perla del Mozambico che umilia Pelè al Mondiale del 1966 e che, come tanti migranti in fuga oggi, lascia l'Africa verso un mondo migliore e sogna per una vita l'incubo e le lacrime del distacco. Campioni sì, ma uomini come tutti con quella vena di genio che li rende immortali, con quella capacità di aggrapparsi ai sogni e farli diventare reali per tutti noi, che invece siamo così piantati a terra. Per questo li amiamo, al di là di ogni bandiera, di ogni fede, di ogni tempo. Perché ci fanno sognare e ci fanno tornare bambini, e la domanda che resta è una e sola una «Ma tu l'hai visto giocare Pelè?». In queste pagine, con una buona dose di poesia, lo si può intravvedere, riga dopo riga, nelle imprese sue e dei suoi fratelli-geni che accendono da sempre gli stadi del mondo e la bellezza.

Fonte e copy: fabioghezzi.com (consultato 22 dicembre 2014)