martedì 10 giugno 2014

Lothar, racconto di Fabio Ghezzi, recensione su ilVimercate.org, 10 giugno 2014


Concorezzo. Poche ore e il festival del calcio in salsa mondiale prenderà il via. Dall'Olimpo del pallone scenderanno sui campi da gioco del Brasile le stelle che hanno illuminato e impreziosito i campionati di mezzo globo, a partire dall'Europa e dalla stessa Italia. Il calcio tecnico, muscolare, gossipparo di oggi regala certamente prodezze ed epica, ma un bel libro ci ricorda un'altra epopea, quella dei numeri 10. Quando la maglia aveva ancora una sua grammatica e un sistema di valori, quando il calcio faceva palpitare attraverso le radioline e non sugli smartphone, quando pronunciavi il nome di un calciatore e già pensavi alle sue prodezze in campo e alla preziosità della sua figurina rigorosamente Panini. E questi nomi erano Platini, Matthaeus, Zico, Maradona (quello del campo, non delle cronache), Antognoni e tanti altri. "Da Antognoni a Zico" è il titolo del bel libro edito da Perrone (http://www.ibs.it/code/9788860043320/antognoni-zico-piu.html), prima edizione già esaurita. Un volume che i calciofili stanno letteralmente divorando e commentando sull'onda dei ricordi. E a ricordarci la statura calcistica e le prodezze di un indimenticato numero 10 dell'Inter è la penna del concorezzese Fabio Ghezzi che, in questa antologia, firma un racconto dal titolo emblematico: Lothar. Un nome che è un grido di battaglia, che è la sintesi di tecnica e potenza, che ricorda i fasti di una Germania più forte di quella polverizzata nel 1982 dagli azzurri di Bearzot. Lothar è ovviamente e unicamente Matthaeus.

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"Ci fu un tempo in cui la Serie A non era un campionato - è l'incipit del racconto di Ghezzi - Ma, semplicemente, il campionato del mondo. In quella era, ormai remota, ogni partita era uno scontro fra giganti. Il Milan era Olanda, l'Inter la Germania, Napoli e Roma due feudi sudamericani. Imperversava la Sampdoria dei gemelli Mancini-Vialli, e del russo dal nome impronunciabile: Mikhailichenko. Persino le piccole che lottavano per la salvezza, Verona, Reggiana, Ancona e Bari schieravano talenti purissimi quali Stojkovic e Futre, Lajos Detari, Boban e Platt. Il Genoa di Bagnoli e il Torino maramaldeggiavano in Europa, assediando le mura dell'Ajax e del Real. Uno come Oliver Bierhoff doveva sudarsi la pagnotta fra i campi della serie cadetta". Questa la cornice in cui Ghezzi ripercorre le magie del "tedesco", dalla simbiosi spigolosa con Trapattoni fino al Pallone d'oro che coronò la vittoria mondiale contro l'Argentina. Da leggere, e rivivere.

Intanto Ghezzi, classe 1978, lavora a un nuovo romanzo. Non anticipa nulla. Sul suo scrittoio foglie di menta, zucchero e la tastiera del Pc che non è mai orfana di una tradizionale penna.

Fonte: ilVimercate.org (consultato 10 giugno 2014)

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